Non è dunque difficile trovarsi "sommersi da immondizie musicali".

Soprattutto oggi.

Perché basta saper gestire quattro accordi, basta avere un minimo sindacale di fantasia per rielaborarli e rifriggerli in tutte le possibili salse, basta pompare adeguatamente il suono, basta la perfezione di un master con un motivo orecchiabile.

Per tutte queste cose ci vuole orecchio, e non tanto nel senso musicale quanto in quello commerciale.

Bisogna tendere i padiglioni al vento del mercato, per sentire bene in che direzione soffia. E bisogna adeguarsi: giri armonici elementari, linee melodiche che entrano nel sangue al primo ascolto, ritmiche che accompagnano in modo puntualissimo e inappuntabile il festival del "musically correct".

Naturalmente tutto ciò non è all'insegna del "brutto", quanto piuttosto del "banale" -che è cosa molto diversa.

Il grande pubblico non ama complicazioni, ed è del tutto ovvio che chi lo insegue debba camminare sulle vie non tortuose di una simpatica ovvietà.

Chi scrive musica per il mercato, dunque, non è detto che non abbia talento: dovrà tuttavia piegarlo agli scopi che si sarà prefissato. Dovrà trovare la frase veloce ed incisiva per lo spot pubblicitario, il refrain dolcificato per la segreteria telefonica, l'ennesima variante sui luoghi comuni sonori che accompagnano un videogioco di strategia. E via di questo passo.

Insomma il musicista dedito al mercato seguirà, appunto, le regole del mercato e non potrà infrangerle. Le sue energie saranno rivolte a trovare sequenze d'impatto immediato che sollecitino l'attenzione postprandiale di ascoltatori abituati a concepire la musica come innocuo sottofondo, commento indifferenziato di ogni momento della giornata.  

Nell'ottica del mercato il musicista sta all'ascoltatore come il pescatore alla trota. Entrambi sono impossibilitati ad uscire dalla loro rispettiva condizione, a nessuno dei due è data libertà. Compulsivamente spinto dalla smania di bottino, l'allegro Sampei non può far quel che vuole, e se brama il trofeo del circolo sa di poter pescare solo in orari determinati, con certe condizioni di luce,  occupando posizioni conosciute e favorevoli, usando esclusivamente quelle esche che le vittime sembrano maggiormente gradire. Da parte sua il pesce segue la corrente e non saprebbe fare altrimenti; pilucca qua e là minuscoli gamberetti e vuole starsene in pace; soprattutto detesta essere disturbato. Non a caso l'accorto omicida, infatti, pone particolare attenzione proprio nel non disturbare la trota, che puntualmente ci casca. Il segreto del pescatore compulsivo sta proprio nel non turbare i futuri trofei da esibire agli amici. Il boccone per la trota dev'essere appetitoso, e la trota deve abboccare tranquilla. E d'altronde neanche abboccherebbe, se non fosse del tutto tranquilla. E avrà appena il tempo di sentire l'amo e morire.  Solo in quell'attimo, forse, non pienamente tranquilla.

Chi fa musica per il mercato, in fin dei conti, deve creare un prodotto piacevole, innocuo, adatto allo scopo. Nulla più che il  tappeto sonoro  di quegli svaghi da nulla che rendono la nostra vita tranquilla, proprio  come quella di  pigrissimi pesci . Pesci che vanno lasciati tranquilli.

«La musica leggera e tutta la musica destinata al consumo [...] sembra che sia direttamente complementare all'ammutolirsi dell'uomo, all'estinguersi del linguaggio inteso come espressione, all'incapacità di comunicazione. Essa alberga nelle brecce del silenzio che si aprono tra gli uomini deformati dall'ansia, dalla routine e dalla cieca obbedienza [...] Questa musica viene percepita solo come uno sfondo sonoro: se nessuno più è in grado di parlare realmente, nessuno è nemmeno più in grado di ascoltare [...] la potenza del banale si è estesa sulla società nel suo insieme.»

(T. Adorno, Introduzione alla sociologia della musica, 1971, Einaudi)

Chi vuole clicchi il link qui sopra.

Scusandomi in anticipo con eventuali estimatori dei Duran Duran, assumo video e canzone ad illustrare ciò che intendo quando parlo della musica espressamente dedicata al mercato. Questa Band è uno degli  esempi più tipici -almeno a mio avviso- di gruppo confezionato ad arte da e per l'industria della musica: studio dell'immagine e cura del suono, testo con le giuste dosi di cinismo e romanticheria, motivo orecchiabilissimo e piacevole, di quelli che potresti canticchiare la mattina quando ti fai la barba. E nulla che ti rimanga dentro per più di mezzo minuto.